Serralunga è una azienda nata nel 1925 a conduzione famigliare. Nelle anticipazioni per il salone del mobile 2012 Marco Serralunga rilascia una breve intervista. Serralunga si presenta così:
“Io mi definisco un imprenditore appassionato di design, non sono un commerciale, non sono un finanziere, sono un vero imprenditore che produce tutto in loco a Biella, appassionato di design”
Prima di diventare un punto fermo sul mercato di elementi d’arredo come vasi, sedute e lampade, cosa si faceva da Serralunga? Si conciava la pelle
Il primo giorno che sono entrato in fabbrica avevamo ancora la conceria. Eh, perché l’azienda è nata come conceria, c’era il reparto materie plastiche, reparto della gomma, e la conceria, e il processo della concia mi aveva colpito, con un odore incredibile, molto forte, con queste persone che tiravano fuori queste pelli dalle botti: la plastica invece mi aveva sedotto subito, con i macchinari, con quello stampaggio, con questo odore della plastica che a me piace tantissimo, la plastica appena fusa sembra pane appena cotto.
Il primo progetto di successo con la plastica?
Negli anni settanta avevo vent’anni. L’idea è nata quando abbiamo preso io e mio fratello un rotazionale in America, ero stato a prendere questa tecnologia vicino a New York e avemmo l’idea di rifare in plastica un prodotto tradizionale italiano, che era il vaso di terracotta. È stato un botto di successo terribile, che ha distrutto il mercato della terracotta. Ci hanno poi copiato in tanti, ma allora era stata una roba incredibile.
Serralunga si è visto un bel po’ di anni di storia del design da una posizione privilegiata: cosa ricorda dagli anni settanta a oggi? Quali sono i suoi punti fermi?
Se penso agli anni settanta mi viene in mente la poltrona a sfera di Eero Arnio, era ovunque, su tutte le copertine delle riviste di moda, avvolgente, trasgressiva. Negli anni ottanta mi avevano colpito i primi divani imbottiti di Zanuso, che erano meravigliosamente innovativi, e poi i prodotti gonfiabili di Zanotta. Nei novanta era venuto fuori Cappellini, è stata un’epoca in cui ha scoperto dei talenti incredibili, tutti giovani che poi sono diventati degli archistar. Negli anni ‘00 mi è piaciuto di più di la Victoria Albert di Ron Arad, e una sedia di Moroso che mi è sempre piaciuta tantissimo.
Cosa porterà Serralunga al Fuori Salone del Mobile 2012?
Portiamo tre vasi, per sottolineare che Serralunga è il fondatore e il leader, in senso di mercato ma anche in senso mentale: uno di Fukasawa e uno di Arnio, e in più un vaso di Katja Pettersson. Poi portiamo due sedie, una molto trasversale, seria, elegante in linea con questi tempi dove non c’è l’inutile, ma il raffinato, un lusso raffinato ma a un prezzo accessibile, e un prodotto che io trovo eccezionale, che è una seggiolina di Rizzato interna-esterna, una sedia molto carina, unica. Paolo Rizzato dopo più compassi d’oro è riuscito a fare un prodotto innovativo ma di gran classe, tradizionale ma fortemente innovativo, sono innamorato! Poi ci sarà un comodino molto semplice e che però ha delle funzioni particolari: ci vuole un design pratico e funzionale, e poi un tavolino da bar di Mangiarotti, da esterno, con la possibilità per esempio di avere la spina per caricare il telefonino, l’iPad…
Che cosa hanno in comune i designer che sceglie Serralunga?
In genere li scelgo in base allo spirito da dare al progetto: quest’anno – a parte Katja Pettersson – sono tutte persone di esperienza. Fabio Bortolami ha fatto cose bellissime esposte nei musei di tutto il mondo, Paolo Rizzato è inutile spiegarlo, e poi Eero Arnio, un designer storico… sanno tutti proporre un tratto dove uniscono creatività e funzione, e hanno un senso pragmatico del taglio. C’è molta meno ironia del passato, e molta più, spero eleganza.
E c’è anche spazio per qualche riflessione su democrazia nel design, sui prezzi, e sulle componenti di un progetto
Noi dall’inizio abbiamo evitato il lusso fine a se stesso. Il nostro è un design che viene basato su un processo produttivo efficace che mira a migliorare il prezzo e la funzione, è democratico, perché è finito il design dove la forma ha il 70% della prevalenza. Oggi è 30% forma, 30% prezzo, 30% funzionalità, e il restante 10% altri valori. Assolutamente! Una volta, forse a inizio anni duemila e a fine novanta la forma era la cosa prevalente. Oggi è 30 30 30.
E domani?
Di progetti ne ho tantissimi, alcuni sono segreti, andare in direzioni che trovo divertentissime che ho nella testa da dieci anni: e poi mi piacerebbe fare una bella poltrona un prodotto assolutamente interno esterno, in e out al 100%, una poltrona che diventi un’icona. Abbiamo affidato il progetto a Rizzato, a Fukasawa: è un sogno già in giro da vari designer.